Confcooperative Romagna a congresso: la parola ai funzionari delle Federazioni
Dalla cultura al welfare, dai servizi all'agricoltura: il bilancio dei funzionari di Confcooperative Romagna Pier Nicola Ferri, Katia Gulino, Riccardo Nascè, Pierpaolo Baroni, Simone Righi e Barbara Zanetti.
Pier Nicola Ferri, (Lavoro e Servizi)
“Il settore costruzioni ha vissuto un periodo di forte sviluppo dovuto al Superbonus ma oggi è in un momento di transizione; i trasporti, invece, hanno subìto in modo importante il caro carburante e oggi stanno soffrendo anche l'aumento dei costi delle assicurazioni (+30/35%); il facchinaggio, dopo aver impattato abbastanza bene l'aumento contrattuale, in questo ultimo periodo ha visto un calo di lavoro che preoccupa un po'. Una cosa che riguarda tutto il settore dei servizi sono le scarse marginalità: in questi anni le cooperative hanno dato il massimo per efficientare le strutture perché la priorità è mantenere il lavoro per i soci. Sono diventate sempre più performanti ma ormai non c'è più molto da efficientare: se non ci sarà un riconoscimento dei costi sostenuti il futuro sarà incerto. Oggi c'è un forte bisogno di strutturarsi. È fondamentale che le cooperative riescano a organizzarsi per affrontare le richieste del mercato e riescano a utilizzare al meglio il Pnrr che prevede bandi e possibilità di lavoro. Ma occorre essere organizzati, finanziariamente solidi, veloci. Stando sui trasporti va affrontato il tema storico dell'accesso alla professione per problemi finanziari, eccessiva burocratizzazione, formazione spesso troppo complessa. Occorre lavorare per semplificare le procedure e dare un futuro al settore”.
Katia Gulino, (Federsolidarietà)
Le cooperative socio-sanitarie hanno sofferto molto negli ultimi anni, per effetto della pandemia che le ha messe sotto stress e ha richiesto un grande dispendio di risorse economiche, in molti casi non ristorate. Poi c'è stata la guerra in Ucraina che ha causato aumenti dei costi di fattori produttivi. Le cooperative però si si sono dimostrate resilienti e capaci di attutire i colpi, ricostituendo gli assetti interni e sviluppando nuovi settori e nuove progettualità con gli enti pubblici per dare risposta ai bisogni delle comunità.
Oggi abbiamo davanti molte sfide, a partire dalla partnership tra pubblico e privato, da delineare e tradurre in strumenti concreti per le cooperative (co-progettazione, regolamenti). A livello nazionale si sta lavorando per un contratto collettivo nazionale più equo e competitivo: le cooperative sociali che fanno inserimento lavorativo hanno un'identità che va preservata, per la quale serve una scelta di campo della politica che ne riconosca il ruolo fondamentale. In questo ambito abbiamo messo a punto nuovi strumenti come Peepi, una certificazione che regolamenta i percorsi di accompagnamento al lavoro. Altro grande tema su cui stiamo lavorando è la capacità delle cooperative di valutare il proprio impatto “integrato” (sociale, economico e ambientale nella comunità di riferimento): un aspetto che l'Europa chiede in ogni bando che emana e che oggi siamo in grado di dare, accompagnando le cooperative. Infine stiamo valorizzando la partecipazione dei soci alle cooperative, puntando anche ad aumentare la presenza nei cda di giovani e donne.
Riccardo Nascè (FedAgriPesca)
“FedAgriPesca Romagna rappresenta 93 cooperative che giocano un ruolo socio-economico strategico per il territorio. Negli ultimi 3 anni queste realtà hanno dovuto affrontare uno scenario mai visto precedentemente. La recessione economica post pandemia ha fatto esplodere squilibri e difficoltà presenti in ogni comparto dell'agroalimentare, in primis la carenza di manodopera. La contrazione dei mercati di alcuni prodotti alimentari, che è seguita, ha messo a dura prova alcuni settori. Poi si è assistito alle conseguenze del conflitto in Ucraina e a quelle del cambiamento climatico che si è manifestato con avversità di varia natura: da quelle climatiche (gelate primaverili, grandine, siccità) a quelle fitopatologiche. Infine le tragiche calamità del 2023, l'alluvione, le frane, la tromba d'aria e la grandine, hanno fatto registrare perdite di produzione e mancati guadagni, ma anche danni a impianti, strutture, attrezzature, mezzi e danni indiretti ancora oggi difficili da stimare.
Nonostante questo triennio il settore agroalimentare romagnolo ha dimostrato di interessarsi al futuro con un comportamento proattivo e propositivo. Noi siamo al fianco delle cooperative, siamo impegnati nella rappresentanza politico-sindacale nei tavoli di confronto e lavoro con la pubblica amministrazione; ci confrontiamo con i nostri uffici nazionali e a Bruxelles, divulghiamo aggiornamenti normativi, prestiamo assistenza tecnica e offriamo supporto nella gestione ordinaria. Attualmente siamo concentrati sul tema della transizione ecologica (pratiche “carbon farming”, agrivoltaico, servizi ecosistemici, contrasto al dissesto idrogeologico) e sull'innovazione tecnologica.
Pierpaolo Baroni (Nuova Cooperazione)
“Questi anni sono stati molto vivaci dal punto di vista della nuova cooperazione. Ci hanno contattato tante persone con idee imprenditoriali interessanti e innovative, sia dal punto di vista tecnico che di settore, intercettando anche nuovi mercati rispetto a quelli più tradizionalmente coperti dalle cooperative. Il bilancio è positivo: siamo riusciti a creare un buon numero di nuove cooperative. La dimensione Romagna ha aiutato soprattutto in termini di visibilità e di potenziamento degli strumenti di accompagnamento all'impresa. È stato creato un gruppo di lavoro che raccoglie le esigenze dei vari territori cui segue un'attività di verifica dei progetti e, se l'idea imprenditoriale funziona, avviamo la fase di sviluppo, affiancamento e accompagnamento alla costituzione dell'impresa. Per il domani credo ci sia ancora bisogno di diffondere maggiormente la cooperazione nella società civile perché chi si avvicina a noi conosce ancora molto poco lo strumento. Poi c'è bisogno di investire in formazione, sia tecnica che di promozione dei valori cooperativi. Si fa ancora molta fatica a far comprendere le potenzialità che lo strumento cooperativo ha rispetto ad altre forme di impresa”.
Simone Righi (Cultura Turismo Sport)
“Per il nostro settore l'ultimo triennio è stato complicato. Le cooperative di cultura, turismo e sport hanno subito più di altre le conseguenze della pandemia, i loro servizi sono stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire. Poi è arrivata la stangata dei costi dell'energia e i danni, soprattutto indiretti, delle alluvioni. Come Confcooperative abbiamo affiancato le cooperative nelle sfide contingenti, rimandando per forza di cose la progettazione. È arrivato il momento di tornare a pensare al medio e lungo periodo. Un primo passo è stato l'evento Culturiamo di dicembre scorso, che ha permesso alle ‘nostre' cooperative di incontrarsi, conoscersi, ragionare insieme sul futuro. Veniamo ai temi principali, che portiamo avanti anche grazie al coordinamento settoriale di area Romagna creato nel 2022. Lo sport sta venendo riformato su scala nazionale, tutte le realtà del settore devono adeguarsi e noi siamo al loro fianco. Sul fronte turismo stiamo lavorando sul collegamento tra mare ed entroterra, per un turismo coeso e non compartimentato, che dialoghi con la cultura. Infine, proprio per la cultura, ci concentreremo su due aspetti: la digitalizzazione, avviata con la pandemia e oggi premiante su più fronti (formazione, sperimentazione, partecipazione ai bandi) e la promozione del mecenatismo culturale verso le aziende.
Barbara Zanetti (Ambiente)
“In questi anni abbiamo lavorato molto sul tema della riduzione della plastica. Tra le altre cose abbiamo informato e formato le imprese sui nuovi obblighi relativi agli imballaggi e sulle regole di etichettatura che facilitino raccolta, riutilizzo e riciclaggio. Un altro tema al quale stiamo dedicando molta energia è quello della riduzione delle emissioni in atmosfera per contrastare il cambiamento climatico. Si tratta di un tema trasversale, che riguarda tutte le imprese e non solo quelle che si occupano di produzione. La sfida di oggi? Sicuramente la riduzione delle emissioni. Alcune nostre imprese hanno già avviato processi di analisi della carbon footprint che non riguarda solo il settore produttivo. Ciò che dobbiamo imparare a considerare è che non solo chi produce ma anche chi commercia e fa servizi dovrà impegnarsi per questo cambiamento, per fare il massimo per ridurre le emissioni di CO2: farà la differenza per l'ambiente e sarà valutato dal mercato e dall'ente pubblico. Un'altra questione alla quale dedicheremo particolare attenzione è il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti Rentri appena entrato in vigore”.