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Propar di Ravenna cresce nonostante il clima


Propar di Ravenna cresce nonostante il clima
La cooperativa che si occupa di produzione orticola amplia le superfici coltivate e registra un incremento del 30% nel 2024

Le prime settimane dell'anno sono un momento cruciale per la cooperativa Propar di Ravenna: si tirano le somme sulla stagione appena conclusa e si pianifica la produzione futura. Ma programmare è sempre più complesso, a causa di un clima imprevedibile ed estremo. “I programmi in Propar si allargano di anno in anno e si tende a riempire il calendario per accrescere i volumi - spiega Massimo Passanti, presidente della cooperativa -. I secondi raccolti, quelli di settembre-ottobre, ci espongono a un rischio maggiore di perdita del prodotto ma, per contro, l'andamento stagionale così diverso da un anno all'altro ci impone di distribuire la raccolta in un arco di tempo più ampio possibile”.

Cooperativa in crescita costante
La cooperativa di Ravenna si occupa di produzione estensiva di prodotti orticoli e piante da seme tramite una base sociale composta da oltre 2100 imprenditori agricoli dislocati sulle province di Ravenna, Ferrara, Bologna, Rovigo e Pesaro-Ancona. “Nel 2024 - evidenzia il direttore di Propar, Remo Magnani - i nostri soci hanno conferito un totale di 16mila ettari di colture con un incremento di 3100 ettari rispetto al 2023 (+24%), anno penalizzato in modo pesante dall'alluvione. Anche guardando al 2022, però, c'è stato un incremento di circa 1200 ettari: il 2024 è forse stato l'anno in cui abbiamo registrato il numero più alto di superficie mai gestita da Propar”.

Le colture più richieste nel 2024
I prodotti che hanno determinato questa crescita dipendono dal mercato e sono stati pomodoro, pisello, cece, barbabietole da seme, sementi minute, erba medica e mais ceroso. “La campagna - aggiunge Magnani - è stata abbastanza positiva fino ai primi giorni di settembre. Poi sono cominciate le piogge intense che hanno portato a un'altra alluvione e che si sono comunque protratte fino a ottobre. Questo ha causato un netto abbassamento delle produzioni di tutti i secondi raccolti, e del pomodoro tardivo. L'aumento produttivo è stato circa del 30% rispetto al 2023 ed è stato generato da una primavera e da un'estate abbastanza regolari”.

Il calendario 2025
L'interesse del mercato si mantiene alto per il pomodoro, cece, erba medica da seme e cereali biologici mentre c'è stato un rallentamento nella richiesta di sementi da orto minute. Qualche problematica produttiva interessa invece la bietola da seme: “La richiesta delle ditte sementiere è alta - spiega il presidente - ma la disponibilità di piante nei vivai non è sufficiente a causa dell'andamento climatico freddo e piovoso del settembre 2024”.

Buona anche la tenuta delle richieste di prodotto biologico per tutte le colture, dal pomodoro alle orticole, settore che per Propar rappresenta circa il 20% delle superfici: “Il biologico è un comparto impegnativo perché richiede all'azienda agricola preparazione e attrezzature. I terreni convertiti a biologico, dopo un percorso che va dai 2 ai 3 anni, devono essere curati con maggiore tempestività rispetto agli altri e il rischio di perdita del prodotto a causa degli andamenti climatici è più alto. Questo rischio maggiore - sottolinea Magnani - è purtroppo compensato solo in parte dai prezzi più remunerativi”.

A proposito di fitofarmaci
Il settore agricolo europeo da tempo sta denunciando la cancellazione progressiva di molti prodotti fino a ieri utilizzati per la difesa delle colture. Questo a fronte di andamenti meteo sempre più aggressivi ma anche di una disparità di trattamento tra paesi Ue ed extra Ue dai quali comunque, regolarmente, l'Europa importa cereali, uva e ortofrutta che poi finiscono sulle nostre tavole. “C'è molta apprensione perché siamo a un giro di boa importante - rileva Massimo Passanti -. Ci sono prodotti fondamentali per il controllo delle infestanti che stanno per essere cancellati e il comparto tutto potrebbe trovarsi in grande difficoltà. Quello che chiediamo è di derogare a queste scadenze perentorie e aprire un ragionamento più ampio sulla produzione globale”.


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