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Il nuoto, uno sport che 'piace'


Il nuoto, uno sport che
A colloquio con la campionessa faentina Annalisa Nisiro, oggi allenatrice per il Centro sub nuoto club 2000 nella categoria Esordienti B
“Quando partecipiamo alle gare mi emoziono a vedere la felicità negli occhi dei bambini, non tanto per la posizione raggiunta - se sei Esordiente C o B la gara è ancora una cosa molto giocosa - ma per il fatto di esserci. Quando uno di loro sale sul blocco, posiziona gli occhialini, si prepara, rivivo le emozioni che provavo io. Fare l'allenatrice mi piace proprio e spero di riuscire a trasmettere tutte le cose che ho imparato nel corso della mia carriera”.

Annalisa Nisiro, plurimedagliata campionessa di nuoto faentina, ha cominciato a fare l'allenatrice 24 anni fa e oggi allena per il Centro Sub Nuoto Club 2000: “Sono diventata appoggio allenatore per la President Bologna all'età di 21 anni e poco dopo sono tornata a Faenza - racconta -. All'inizio seguivo gli Esordienti C poi, con Giorgio Maccolini, sono stata a lungo allenatrice degli Esordienti A. Da quando è nata mia figlia ho deciso di fare un passo indietro e oggi sono con gli Esordienti B”.

Come si è avvicinata al mondo del nuoto?
“Il nuoto, si sa, è uno sport ‘completo' e anch'io, come quasi tutti, ho cominciato per questo. Avevo 6 anni ed ero una bambina ‘gracilina' ma molto attiva. Il nuoto mi piaceva e già intorno agli 8 anni iniziai l'agonismo. Già a 10 anni gareggiavo con i ‘grandi': bruciai un po' le tappe ma ero contenta e mi divertivo moltissimo”.

Cosa le piace dell'essere nuotatrice?
“Il rapporto con l'acqua, l'essere immersi in un liquido, e il fatto di potersi mettere alla prova continuamente. È uno sport individuale, certamente molto diverso dal calcio o dalla pallacanestro, che impegna molto anche a livello mentale. Non a caso oggi, per gli atleti di alto livello, è prevista anche la figura del mental coach che ti supporta a livello psicologico”.

Nel corso della sua carriera agonistica qual è stata l'esperienza più bella?
“Le esperienze sono state belle tutte. Ho girato il mondo e visto paesi bellissimi. A 12 anni ero nella nazionale giovanile e a 13 nella nazionale assoluta: a quell'età andar via di casa e stare lontano, anche per mesi, ti insegna molte cose ed è stato importante per la mia crescita personale. Però se dovessi scegliere una gara, tolte le Olimpiadi, direi gli Europei Giovanili dell'86 a Roma”.

Qual è la differenza tra Esordienti C, B e A?
“Sono tre livelli agonistici differenti: gli esordienti A e B fanno già le gare Fin (Federazione italiana nuoto) e Uisp mentre gli Esordienti C partecipano al circuito Libertas Propaganda, che poi è il trofeo intitolato a mio babbo (Trofeo Rodolfo Nisiro ndr). Il settore C è più che altro un avviamento al settore agonistico”.

Come è oggi il panorama del nuoto? Si può fare del nuoto il proprio lavoro anche se non si è Federica Pellegrini?
“Assolutamente sì, molto più di ieri. Federica Pellegrini è veramente un'icona per i risultati che ha avuto e che continua ad avere, è un traguardo per i bambini che fanno nuoto adesso. Quando nuotavo io era molto meno conosciuto ma oggi, grazie ai tanti campioni italiani che abbiamo, i bimbi sono attirati da questo sport. La nostra scuola nuoto è molto gettonata e, solo qualche anno fa, abbiamo dovuto fare una seconda piscina dove abbiamo spostato l'intero settore agonistico per avere più spazi disponibili per i corsi di nuoto. È uno sport che piace anche perché porta benefici fisici”.

È anche uno sport formativo?
“Direi come tutti gli sport, perché anche nel nuoto devi rispettare delle regole. Poi se entri nell'agonismo impari anche molte altre cose come viaggiare da solo (recentemente, ad esempio, siamo andati a fare una gara a Spoleto con 90 bambini) e ad avere un atteggiamento molto disciplinato. Il tutto divertendosi e stando in acqua”.

Un'ultima curiosità, hai trasmesso la passione per il nuoto a tua figlia?
“In realtà ho lasciato che Desiree si sentisse libera di scegliere la disciplina sportiva che più le piaceva, ad oggi ha provato e pratica diversi sport. Tra questi c'è anche il nuoto ma io non ho mai insistito: sono i ragazzi stessi, e non i genitori, a dover scegliere quale sport li appassiona”.

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