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Ripensare la viabilità in Romagna per sostenere lo sviluppo delle imprese


Ripensare la viabilità in Romagna per sostenere lo sviluppo delle imprese
 Confcooperative Romagna è favorevole a un piano strategico così come ipotizzato dagli enti locali 
Da alcune settimane Confcooperative Romagna sta lavorando in modo assiduo per raccogliere dalle cooperative e diffondere nei tavoli istituzionali spunti e riflessioni sul tema delle infrastrutture romagnole. Una questione, quella della mobilità delle merci e delle persone, sollevata da Unioncamere Emilia-Romagna e per la quale sono state coinvolte, oltre alle Camere di commercio territoriali (Ravenna, Ferrara e Romagna) anche amministrazioni e associazioni di categoria. “Siamo favorevoli a un piano strategico della Romagna così come ipotizzato dagli enti locali - sottolinea Andrea Pazzi, direttore generale di Confcooperative Romagna -. La nostra associazione è a disposizione per dare un contributo alla stesura del piano e per mettere a disposizione competenze e spunti di riflessione. La Romagna è idealmente una città metropolitana e a livello infrastrutturale ha bisogno di un disegno comune che sciolga alcuni nodi in modo condiviso e organico”.

La viabilità
Del problema dell'adeguatezza delle strade al traffico attuale se ne parla da un po', sia per l'aumento delle auto dovuto ai nuovi stili di vita, sia per lo sviluppo produttivo del territorio che ha aumentato gli spostamenti di merci e persone. “La dimensione delle strade e la loro conformazione è inadeguata - aggiunge Pazzi -. Sulla via Emilia, ad esempio, tanti comuni hanno fatto il loro ‘pezzettino' di tangenziale che purtroppo, in molti casi, non è collegato alle arterie principali (E45, autostrade). Poi c'è l'asse Ravenna-Forlì che merita una rivisitazione, alla quale si sta già lavorando; ci auguriamo che al più presto possano partire gli interventi per dotare la tratta di una strada adeguata e sicura”.

C'è poi la questione E45/E55 con gli ormai noti problemi di collegamento tra Ravenna e la Ferrara mare: “L'E45 arriva a Ravenna e poi, per proseguire verso Nord, impone il passaggio dallo snodo di Bologna che si potrebbe evitare se si aggiungesse un tratto di superstrada a sinistra della statale Romea. In questo modo - spiega Pazzi - si potrebbe collegare Taranto a Trieste su 4 corsie senza passare da Bologna, alleggerendo di molto il traffico autostradale sullo snodo bolognese. Proprio sul fronte autostrade sarebbe ora di programmare l'uscita autostradale di Solarolo, perché Castel Bolognese è diventato un polo agroalimentare e industriale notevole ed è completamente scollegato dalla grossa viabilità”.

I flussi turistici
Durante l'estate, con l'arrivo dei turisti ma soprattutto con i pendolari della riviera, sono diversi i problemi che si riscontrano sulle strade romagnole. Primo su tutti quello del congestionamento dell'A14 dal venerdì pomeriggio (direzione mare) alla domenica sera (direzione Bologna). “Qui si tratta di ripensare i collegamenti consentendo alle persone di spostarsi verso il mare in modo più rapido ed ecosostenibile - aggiunge Pazzi -. Da tempo si parla della cosiddetta metropolitana di superficie ma ancora poco si è fatto in questa direzione. A questo si aggiungono i problemi del terminal crociere di Porto Corsini, strategico perché consente ai turisti in arrivo di raggiungere velocemente Venezia, San Marino, Firenze e la Motor Valley, ma che è ancora inadeguato ad accogliere molti turisti per i problemi che incontrano i pullman in uscita. Se vogliamo diventare un hub importante, dopo la perdita di appeal di Venezia, va trovata al più presto una soluzione”.

Porto e industria
Con l'arrivo dei fondi per il dragaggio anche la viabilità all'interno del Porto di Ravenna, così come i collegamenti con lo stesso, vanno ripensati. “Bisogna potenziare lo scalo merci ferroviario ma anche la viabilità in entrata e in uscita dal Porto - prosegue -, soprattutto lato Classicana. E poi occorre lavorare sulle linee di navigazione perché ancora oggi non ci sono linee dirette che vanno in direzione oriente e per le imprese del territorio è ancora più conveniente utilizzare altri porti. Sempre in ottica di agevolare lo spostamento delle merci da e verso il Porto bisognerebbe studiare progetti più performanti per l'intermodalità gomma-ferro, che non mettano in competizione le aziende ma le facciano lavorare insieme”.

“Quando parliamo di infrastrutture, infine, non dobbiamo dimenticarci quelle informatiche, oggi più che mai prioritarie. Non possiamo continuare a chiedere alle imprese di rimanere in territori, come l'Appennino romagnolo o certe zone della Bassa Romagna, poco serviti digitalmente - conclude il direttore di Confcooperative Romagna -, dove fare innovazione ed essere efficienti si scontra con l'assenza di infrastrutture informatiche adeguate”.

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