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Emilia Romagna: il 14% dell'occupazione regionale è cooperativa


Emilia Romagna: il 14% dell
Pubblicato il Rapporto biennale sullo stato della cooperazione. Andrea Pazzi: “Queste imprese continuano a essere uno dei motori più importanti della nostra economia”
Con 5.051 imprese e 242mila addetti che rappresentano oltre il 14% dell'occupazione complessiva regionale, le cooperative in Emilia Romagna si confermano al centro dell'economia di questo territorio. È quanto emerge dal “Rapporto biennale sullo stato della cooperazione in Emilia Romagna” pubblicato nelle scorse settimane: “È molto importante che, periodicamente, ci si fermi ad approfondire il tema e il ruolo delle imprese cooperative, in particolare nella nostra regione - commenta Andrea Pazzi, direttore di Confcooperative Ravenna -. Lo dico perché una delle cose che affiora con più evidenza dal Rapporto è proprio il fatto che le cooperative rappresentino oltre il 14% dell'occupazione complessiva dell'Emilia Romagna, cosa che non accade in nessun'altra regione dove la percentuale resta sempre al di sotto del 10%. Il tutto in un contesto in cui l'Emilia Romagna, da sola, rappresenta il 15% dell'occupazione cooperativa nazionale: è indubbio che queste imprese continuano a essere uno dei motori più importanti dell'economia regionale”.

Dati alla mano, i settori più rilevanti sul fronte occupazionale sono quelli dei servizi alla persona e del terziario (con 40mila addetti ciascuno) cui seguono trasporto e magazzinaggio con 36mila addetti. Un settore, quest'ultimo, che pur essendo al centro dell'economia territoriale ha bisogno di particolari attenzioni in quanto, da tempo, soggetto a pressioni che ne minano le stesse fondamenta: “I settori trasporti, magazzinaggio e costruzioni sono quelli che subiscono il proliferare delle cosiddette false cooperative - prosegue Pazzi -. Questo emerge con chiarezza dal Rapporto e, come movimento cooperativo, siamo soddisfatti che negli ultimi mesi la Regione abbia acceso un faro su questo fenomeno avviando una Commissione dedicata”.

È proprio nei settori della logistica e delle costruzioni che si riscontra la realtà più distonica tra le cooperative associate e quelle non associate ad alcuna centrale: “Il Rapporto evidenzia che meno di un terzo delle cooperative logistiche e meno del 50% delle cooperative di costruzioni aderiscono a una centrale cooperativa - spiega Pazzi -. Per contro il 90% dell'occupazione di questo settore è data dalle cooperative aderenti e anche l'andamento occupazionale è esattamente opposto: nel biennio 2016-2017 le aderenti hanno un +2,6 mentre quelle non aderenti -10%. In sintesi nei settori dove sappiamo essere più facile fare cooperazione abbiamo anche la più bassa percentuale di adesione alle centrali cooperative e questo soprattutto perché queste associazioni controllano, fanno revisione, seguono le aziende nei servizi. Chi vuol fare falsa cooperazione non aderisce per non subire questi controlli di legalità”.

E sulle relazioni tra Regione Emilia Romagna e imprese non mancano, nel Rapporto, esempi di collaborazione finalizzata alla formazione e agli investimenti: “Grazie a contributi regionali, sono stati realizzati diversi progetti che hanno interessato anche cooperative del ravennate (tra queste, solo per citarne alcune, Raviplast, Gemos, Evoluzioni Web, Cooprogetto ndr) - evidenzia il direttore di Confcooperative Ravenna -. Fondi che ci hanno permesso di avviare formazione e consulenza legata all'internazionalizzazione, realizzare progetti con le scuole (progetto Scoop) e dare impulso alla costituzione di nuove imprese (progetto Coop Up In). Inoltre abbiamo lavorato parecchio grazie alla Regione anche sui workers buyout”. Infine le cooperative lavorano attivamente per la realizzazione dell'Agenda 2030 dello sviluppo sostenibile promossa dall'Onu: “Confcooperative Ravenna, già dallo scorso anno, ha deciso di impegnarsi attivamente per contribuire al raggiungimento dei 17 obiettivi identificati dall'Agenda - conclude Pazzi -. Si tratta di macro tematiche, tutte di alto profilo, che riguardano l'ambiente, la salute, l'istruzione, l'uguaglianza, lo sviluppo ma che a un'attenta lettura sono molto prossime a tante piccole azioni concrete che fanno parte della quotidianità dell'agire cooperativo”.

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