QUESTO SITO UTILIZZA ALCUNI "COOKIE": VUOI SAPERNE DI PIU'?   

'Siamo europeisti perché siamo cooperatori'


 Il vicepresidente di Confcooperative Ravenna Rimini, Antonio Buzzi, si pronuncia in favore di un'Europa più solidale, attenta all'ambiente e agli esseri umani
“Il movimento cooperativo è fortemente europeista perché da sempre guarda alle collaborazioni più che alle competizioni, anche sotto l'aspetto istituzionale”: non ha dubbi il vicepresidente di Confcooperative Ravenna-Rimini, Antonio Buzzi, nello sposare il documento che il Consiglio nazionale ha preparato in vista delle elezioni europee.

Quali insegnamenti può trarre l'Europa dalla cooperazione?
“Un concetto fondamentale è che se si cammina in gruppo si procede più lentamente ma si arriva più lontano. Mai come oggi è necessario ribadirlo, dopo la drammatica crisi economica che ha accentuato gli aspetti peggiori del capitalismo, come l'individualismo sfrenato e l'accumulo di ricchezza dei pochi a discapito dei tanti. Non aver compreso e arginato in tempo queste derive ci ha portati al punto in cui siamo e ora la cooperazione rappresenta un'alternativa sana ed efficace”.

L'Europa ha però mostrato qualche limite…
“Indubbiamente. Ma sono limiti che non devono minare le fondamenta dello stare insieme, conquistate con sacrifici e sangue. Non dimentichiamoci che veniamo da un lungo periodo senza conflitti europei, cosa mai successa prima della nascita della Ue. Quindi dobbiamo mantenere questa linea e, contemporaneamente, dare un forte segnale di cambiamento che non dev'essere un ritorno di sovranismi e divisioni ma, anzi, un'apertura decisa alla coesione. Solo da un'Europa più unita possiamo trarre quei benefici economici, sociali e politici necessari a un futuro migliore”.


Cosa chiede la cooperazione all'Europa?

“Di essere più solidale, tra i vari Paesi e all'interno dei Paesi stessi. L'Europa deve dotarsi di strumenti per superare gli attuali squilibri, economici e sociali, fermando chi insegue il profitto anche a costo di calpestare i diritti umani. Anche l'ambiente dev'essere un obiettivo prioritario, vogliamo un'Europa attenta allo sviluppo sostenibile e all'economia circolare”.

E cosa, invece, la cooperazione può dare?
“Mentre fa impresa, il movimento cooperativo ridistribuisce ricchezza, fa integrazione, promuove un lavoro inclusivo, assiste le persone che ne hanno bisogno. Le politiche europee per lo sviluppo dovrebbero comprendere meglio questo modello e non ostacolarlo. Mi riferisco, ad esempio, a questioni che in passato sono state messe in discussione come la defiscalizzazione delle riserve intergenerazionali, o il regime Iva per i servizi alla persona delle cooperative sociali: abbiamo lottato duramente affinché l'Europa capisse le ragioni di questi provvedimenti, ora non vorremmo fossero messi nuovamente in discussione”.

A proposito di sociale in Europa, quali sono le sfide più importanti?
“Serve investire in un welfare più inclusivo e meno assistenziale, che accompagni le persone a conquistare la propria autonomia sociale e lavorativa. In questo, le cooperative sociali italiane, specie quelle di inserimento lavorativo, rappresentano ancora un'avanguardia assoluta, che i paesi europei ci invidiano e tentano di copiare. Sarebbe un peccato se ciò non fosse compreso anche dalle istituzioni europee”. 

Indietro   Stampa